Età prescolare (3 – 5 anni)

Alimentazione e Igiene in età prescolare

È importante che il bambino impari ad alimentarsi bene fin da piccolo, poiché le abitudini alimentari persistono nel tempo.

Molto spesso i genitori identificano l’appetito del bambino con il suo stato di salute, non bisogna credere che lo stato di benessere sia proporzionalmente correlabile alla quantità di cibo che si assume. Il bambino obeso ha molte possibilità di esserlo anche quando diventerà grande.

Fondamentalmente l’alimentazione è simile a quella dell’adulto, ma hanno la necessità di assumere una maggiore quantità di calorie in rapporto al peso. A tal fine può essere opportuno aggiungere ai 3 pasti principali 2 merende, di modesta quantità (non devono costituire altri 2 pasti).

Cos’è importante?

Cambiare frequentemente gli alimenti costituenti i pasti, fare in modo che siano assunti con regolarità.

Non esistono cibi che “non piacciono”, ma solo quelli che si appetiscono meno.

Il gusto si può educare e la sua espressione è una manifestazione culturale.

La prima colazione

È un pasto importante, il più facile da digerire; fornisce l’energia per l’attività mattutina, spesso quella più rilevante della giornata.

Colazione dolce: con latte, dolci, biscotti, cereali e marmellata;

colazione salata: con tè uova, affettati e formaggi.

In entrambi i casi yogurt, frutta fresca e spremute di frutta.

È importante che il nucleo familiare si riunisca per i pasti, è il momento ideale per fornire al bambino un esempio ed in seguito per comunicare e pianificare con lui l’attività comune.

Nei paesi industrializzati se il bambino è sano e si alimenta in modo adeguato e diverso, non ha bisogno d’integratori alimentari.

Sviluppo fisico

I bambini di questa età devono soprattutto imparare la coordinazione motoria: conoscere il proprio corpo e le azioni che può intraprendere.

È il tempo in cui il bambino tenta di realizzare i suoi primi progetti e quindi di programmare i tempi ed il modo per passare dall’idea all’azione.

È importante che svolgano una costante attività motoria e quando possibile all’aperto.

Quali sono i parametri di riferimento per una crescita adeguata?

Come nei primi anni di vita è utile continuare a valutare la crescita staturo-ponderale del bambino; anche se non più con la stessa frequenza di quando era piccolo, ma occasionalmente 1 – 2 volte l’anno.

I valori possono essere inseriti nelle tabelle, simili a quelle utilizzate in precedenza ma che si riferiscono all’indice di massa corporea (IMC). Tale parametro prende in esame sia il peso sia l’altezza dell’individuo: è il rapporto fra peso e statura elevata al quadrato.

L’IMC si calcola: peso (kg) : statura (m) : statura (m), ottenuto il valore lo si colloca nei diagrammi per valutare l’adeguatezza staturoponderale sia nei bambini sia negli adolescenti (da 2 a 18 anni).

È possibile effettuare il calcolo dell’IMC semplicemente online.

Anche in questo caso è importante sapere che si tratta di una valutazione globale. In casi particolari può non essere precisa pertanto, se il valore ottenuto si colloca nell’area rossa, sarà opportuno consultare il proprio medico di riferimento.

 

Appendice 13

Diagramma per valutare l’adeguatezza staturo-ponderale degli individui d’età compresa fra 2 e 18 anni.

Analisi dello sviluppo psico comportamentale

A questa età il bambino scopre lentamente se stesso, è lui, proprio lui diverso da tutti gli altri, possiede un fisico ed un elaboratore che insieme rappresentano la sua identità.

Inizia il processo evolutivo costituito da una serie continua d’apprendimenti, ogni esperienza cambia la sua individualità e lo fa sempre più diverso dagli altri.

Talvolta è triste quando inevitabilmente e per fortuna occasionalmente, scopre la precarietà dell’essere umano: l’impossibilità di superare un limite, la temporanea assenza o peggio quella definitiva (morte) delle persone di riferimento, la malattia.

Iniziano la conoscenza degli altri, si confrontano, si sentono uguali ma solo apparentemente, scoprono che talvolta gli altri percepiscono ed interpretano lo stesso evento in modo diverso (disaccordo).

I bambini potrebbero essere turbati nel vedere gli altri che soffrono, soprattutto quando la sofferenza è dovuta all’impossibilità che questi individui hanno di soddisfare le loro necessità primarie. Anche se incontrano e percepiscono giornalmente l’umana sofferenza sono situazioni difficili da accettare e per questo che generalmente i genitori raccontano ai bambini le favole. Nel racconto, tra fantasia e realtà, apprendono l’esistenza della sofferenza in modo indiretto e graduale. Lontani dalla realtà diretta, in un mondo immaginario, queste esperienze sono più facili d’accettare e per questo dovrebbero, come nella vita, non essere sempre a lieto fine.

Iniziano ad apprendere come gli altri giudicano i loro comportamenti: sono “buoni” quelli che ricevono supporti positivi, “cattivi” quelli che inducono disapprovazione. Imparano il modello  di comportamento più adeguato da assumere nelle diverse circostanze: Ovviamente quelli considerati corretti ed  adeguati dal proprio gruppo d’appartenenza (etica laica) o coerenti con la religione professata dai genitori (morale). Queste regole parentali saranno interiorizzate nel tempo e condizioneranno il comportamento futuro d’ogni individuo.

È questo il periodo in cui è opportuno che il bambino impari a capire gli effetti delle sue azioni fisiche: esempio, se da un calcio a qualcuno lo deve subito ricevere a sua volta, in modo che possa associare ad ogni sua azione la diretta conseguenza (l’effetto che l’azione produce).

Sogno o realtà?

Dall’età di quattro anni il bambino ha bisogno di essere posto di fronte a comunicazioni ed immagini simboliche che lo tranquillizzano che gli assicurano che esiste una soluzione per ogni problema. Deve imparare a controllare la paura. È l’inizio del percorso di maturazione psicologica che lo porterà ad essere un individuo adulto quello che conosce dove e con chi vive e controlla le sue paure e pensa che in ogni circostanza saprà comportarsi in modo adeguato.

La fiaba è un mezzo per realizzare questo tipo di comunicazione, offre materiale che cattura l’attenzione perché fantastico ed i suoi personaggi manifestano di solito un comportamento vincente, facilitato dall’irrealtà.

È necessario che i bambini imparino l’esistenza di un mondo immaginario, creato dal pensiero proprio o di altri ma che vivano nel mondo reale.  Quello della fantasia è fatto di storie mai accadute che potrebbero accadere (tutto quello che la mente umana può immaginare potrà accadere) deve essere una palestra dove il bambino conduce il suo addestramento. È più facile rasserenare il bambino spaventato da un apprendimento, da un’immagine, dicendogli “non è vero, è una storia”. In tal modo si prende tempo e potrà scoprire gradualmente gli aspetti della vita che sono e resteranno per tutti inaccettabili.

Perché Babbo Natale o la Befana?

Molti genitori danno direttamente i regali ai bambini, forse per evitare loro la delusione di scoprire la verità, o forse per non generare ansie e paure. Altri credono che la storia di Babbo Natale possa insegnare al bambino a non crearsi attese, nella vita difficilmente qualcuno ti regala qualcosa senza motivo. La storia della Befana insegna ad non abbassare mai la guardia, anche la casa non è una cassaforte inespugnabile, altri possono entrare e non sempre con l’intenzione di portare regali.

Televisione

Non è salutare che i bambini a questa età la vedano, né che vivano in un locale dove la televisione è accesa. Il bambino deve imparare a creare con la fantasia e non solo a consumarla.

Le prime frustrazioni

Si deve essere felici anche se non si può avere quello che si desidera. Non è necessario soddisfare tutte le aspettative e le richieste del bambino o procurargli sempre tutto quello che hanno gli altri o i fratelli. I genitori potranno mantenere una comunicazione specifica con ogni figlio e rinunciare a comportamenti paritetici. Questo tipo di realtà creerà talvolta nel bambino una tensione spiacevole: la frustrazione. È opportuno che i bambini imparino a convivere senza danni con questa tensione e che i genitori lo aiutino a riconoscerla e rimuoverla.

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